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Baciami Ancora


di Bsx_930
19.05.2020    |    7.934    |    9 9.2
"Poggiai la cappella contro il suo buco..."
Le sue labbra sfiorarono le mia.
Faceva caldo. Molto caldo. Il vino era stato versato da più di una bottiglia, le risa oramai erano andate perse nella notte.
Eravamo io e lui, il caldo estivo ci faceva da cornice.
Sembrava una fiaba.
Le sue labbra si strusciavano al mio collo. Le mie mani correvano lungo la sua schiena.
La stanza, illuminata solo dalla luce della luna, era il luogo perfetto.
Mi baciava il petto, mentre con le mani scendeva lungo la vita facendomi il solletico.
Era tutto perfetto.
Cominciò a baciarmi il petto, alzò lo sguardo, con quei suoi bellissimi occhi azzurri, mi guardò. Riuscì a vederlo, quella poca luce ci bastava.
Continuò a baciarmi scendendo vero quelle cazzo di mutande che dovevano volare già da venti minuti.
Arrivò al bordo delle mutande e si alzò.
Mi baciò intensamente, poggiò la testa contro la mia e poi rise.
Scoppiai a ridere con lui. L’alcool della serata faceva il suo effetto.
Riprendemmo a baciarci mentre lui si strusciava col suo pacco, ancora dentro le mutande, contro il mio.
Lo presi per i capelli. Stavamo ansimando. Sentivo il cuore battere a mille. Lo baciai ancora per poi staccarmi.
Quei cazzo di amori dei diciotto anni. Sono i più sinceri che mai potrai avere. Lui non mi disse mai cose sdolcinate come “Ti amo” o cazzate del genere, mai. Me lo dimostrava, quando eravamo per strada e non si preoccupava a tenermi la mano. In motorino, quando cercava le mie mani che lo stringevano da dietro. A ballare, quando tutti cercavano una ragazza con cui finire la sera, noi ci trovavamo sempre.
Lo girai sul letto e gli salì sopra. Poggiai una mano sul suo petto, il cuore gli batteva più forte che mai. Gli presi la mano nella mia e la strinsi mentre lo baciavo.
Con l’altra mano libera scesi fino alle sue mutande. Lui comunque era timido in quei suoi riccioli biondi.
Entrai nelle sue mutande senza tante pretese e afferrai quel cazzo sodo e giovane che tanto desideravo.
Cazzo se lo desideravo. Avrei venduto l’anima al diavolo se solo me l’avesse chiesta. Per me quel cazzo era come l’oro per gli spagnoli nelle loro invasioni in America.
Lui sussultò. Era la terza volta, forse, che scopavamo.
Cazzo. Fosse stato per me, avremmo scopato come ricci ventiquattro ore su ventiquattro.
Infilai la lingua nella sua bocca e mi attirò a se spingendomi con la mano.
Nel mentre la mia mano lavorava il suo cazzo.
Mi staccai da lui togliendo la mano dal cazzo. Sputai sulla mia mano e scesi nuovamente sulla sua cappella appena fuori dalle mutande oramai bagnate.
Poggiai la mano bagnata su quella cappella rosa.
Lui sussultò affondando la testa nei cuscini del letto, sussurrando solo “Cazzo”.
Cominciai a massaggiarlo e lui, cominciò ad ansimare allargando ancor di più le gambe.
Mentre massaggiavo il suo cazzo, cominciai a strusciare il mio alle sue palle.
Con le gambe mi circondò e strinse a se, come a dirmi “Scopami. Sono tuo”.
Sentivo il cazzo esplodere. Era bagnato. Sentivo le mutande attaccarsi alla cappella da quanto le stavo bagnando.
Tolsi la mano della sue mutande e gliele tolsi.
Cazzo. Per me, era il cazzo più bello del mondo. Sentivo il cuore a mille, sentivo le sue mani sulla mia schiena, sentivo le sue gambe avvolgermi come se fossi stato sempre suo.
Tolsi anche le mie. Il cazzo era fradicio. Pronto.
“Scopami”. Mi disse attirandomi a se mentre mi prendeva in mano il cazzo.
Eravamo un po’ ubriachi, era la prima volta che entrambi volevamo andare oltre alla strusciata e alla pompa/sega.
“Sicuro?”. Chiesi.
Eravamo due cazzo di adolescenti vergini. Ci baciavamo, strusciavamo, succhiavamo al massimo. Ma mai, mai penetrati.
“Scopami cazzo”. Disse prendendomi la testa e portandola alla sua per baciarmi.
Gli toccai il buco.
Non era la prima volta. Due giorni prima lo leccavo mentre lui si segava.
Era umido. Mi abbassai baciandogli prima il petto, duro. I capezzoli tirati.
Mi abbassai, scesi sul ventre e su i suoi addominali. Aveva pochi peli che partivano da sotto l’ombelico per andare al piccolo boschetto che amavo tanto.
Gli alzai le gambe e cominciai a leccargli il buco. Forse era colpa dell’alcool, ma ci diedi dentro come non mai.
Lo sentivo ansimare, gli piaceva, e ciò faceva diventare ancora più duro il mio cazzo bagnato.
Dopo qualche minuto riabbassai le gambe per baciarlo.
“Sicuro?”. Chiesi.
Lui fece cenno di si con la testa e mi baciò.
Poggiai la cappella contro il suo buco.
Il cuore mi batteva a mille.
Spinsi piano.
Sia lui che io eravamo più che bagnati. Eravamo finalmente pronti.
Sentì la cappella farsi spazio e lui sussultare e stringere le mani sulle mie braccia.
Lo vedevo nella poca luce.
Bocca spalancata, gli occhi che entravano nei miei. Mi abbassai per baciarlo e lui si avvicinò.
Sentì scivolare la cappella fuori da lui.
“Riprova”. Disse prendendomi la testa con la sua mano per baciarmi ancora.
Poggiai nuovamente la cappella su quel buco che da quel momento sarebbe stato solo mio.
Con un piccolo sforzo entro. Piano.
Arrivo alla base, sento la sua pelle contro la mia. La sua bocca spalancata.
“Ti piace?”. Chiedo. Non ottengo risposta. La sua mano mi riprende e mi tira a se.
Ci baciamo ed io cominciò a muovermi piano.
Ci stacchiamo, la sua mano sempre sul mio collo.
Lo sento. Sta gemendo.
Aumento la velocità e lui geme più forte.
Cominciò a scoparlo. Piano. La sua mano sempre dietro la mia testa.
“Cazzo”. Non dice altro.
Sento il suo buco stringersi intorno alla mia asta mentre geme ancor di più.
Non duriamo molto. Sento che il mio cazzo sta per esplodere, ma prima esplode il suo.
Urla. Un urlo di piacere che mai ho risentito in vita mia.
Un “CAZZO VENGO!”. Nessuno dei due lo aveva toccato. Mentre viene mi abbasso a baciarlo. Sento la sua sborra sbattere sul mio ventre mentre continuo a fotterlo.
Schizza tanto, non aveva mai schizzato tanto. Uno schizzo ci arriva in bocca mentre ci baciamo.
“Sto per venire”. Dico.
Volevo sborrargli sul petto. Unire la mia alla sua. Ma mi blocca con le gambe. Vengo dentro di lui.
Stavo sudando mentre lo baciavo. Esco da lui piano mentre geme. Mi sdraio li accanto mentre gli tengo la mano.
Il cuore batteva a mille. Pensavo potesse partirmi da un momento all’altro.
Mi voltai a guardarlo. Con la mano libera gli toccai il mento. Era bellissimo.
Lo portai a me e lo baciai.
Scesi sul suo petto e cominciai a leccargli la sborra.
Amavo la sua venuta. La bevevo sempre.
Mi riprese a se e tornai sopra di lui.
Mi rimise le gambe intorno al corpo. Mi prese il cazzo ancora duro e me lo riportò al buco.
Entrai con una facilità tale che sussultò al sentirmi dentro.
Ripresi a muovermi come prima, lui gemette nuovamente. Ripresi a scoparlo. Più forte di prima.
Bastarono cinque minuti e urlò.
Venne nuovamente come una fontana.
Continuai a scoparlo per qualche minuto, poi uscì e unì la mia seconda venuta alla sua.
Eravamo esausti, ubriachi e adolescenti a letto.
Mi girai ancora una volta verso di lui, nudo pieno dei nostri semi che respirava veloce.
Si girò a guardarmi. Mi prese il volto nella mano e mi portò alla sua bocca. Ci baciammo, ci abbracciammo. Sentivo i nostri liquidi unirsi tra i nostri corpi.
“Ti amo”. Disse.
“Ti amo anche io”. Dissi.

Gli amori adolescenziali. Belli, a volte brevi, altri lunghi una vita.
Se avessi saputo ti avrei dato più baci...





Ciao mio primo amore.


1994 - 2020
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